Stellantis è senza pilota dopo la cacciata di Carlos Tavares, e vabbè speculiamo un po’ su questa successione. E’ stupefacente che, in assenza di un candidato coltivato e contrattato, al posto guida abbiano messo addirittura un comitato di 9 persone, più altre 6 di rincalzo, più un consigliere speciale e al vertice – perché un vertice ci vuole, sennò sarebbe un centro sociale – un responsabile. E’ fare di necessità virtù, lasciando però tutto nell’incertezza. C’è da augurarsi che duri il minimo, perché l’incertezza è ciò che i mercati mai perdonano.

Per Stellantis è l’ora della successione. Ma per adesso, visto il comitato da assemblea condominiale, è l’ora d’italiano.

Al vertice, per evitare l’autogestione, presiede il presidente John Elkann, che, come prima cosa, ha detto: “Intendo mettermi subito al lavoro”. Immagino non volesse dire che fino a ieri faceva altro, è chiaro. Nei piani alti dei 9, c’è poi Antonio Filosa, ingegnere napoletano “marchioniano” di ferro, già a capo di Fiat Brasil, poi Fca e poi Stellantis Sudamerica, promosso da poco a guidare prima Jeep e poi l’intero Nordamerica di Stellantis. Manager di lotta e di governo, almeno dopo aver visto una sua foto del 7 giugno 2023: è immortalato con il pugno alzato a fianco del presidente brasiliano Lula, in visita alla fabbrica di Pernambuco.

Sorprendente è la nomina lassù di Richard Palmer a consigliere speciale di Elkann, già direttore finanziario di Stellantis, liquidato con milioni a due cifre da Tavares nel 2023. Palmer, arrivato a Torino nel lontano 2003, è rimasto a fianco di Sergio Marchionne prima da Cfo nel 2005 all’Iveco, poi nello stesso ruolo per Fiat, Chrysler e Fca. E’ un simpatico (mi dicono) inglese che parla bene italiano, avendo anche moglie italiana. Con lui, Elkann si è sicuramente portato avanti, perché tranquillizza il mercato statunitense, dove c’è il tesoro del gruppo che Tavares ha in parte dilapidato.

La corsa alla successione di Stellantis parte da qui. La mia impressione, tuttavia, è che l’erede potrebbe non venire dal comitato assembleare. Non sono i tempi di Enrico IV, con un protestante del gruppo di Tavares che, pur di salire al trono di Francia, viene convertito al cattolicesimo per una “Parigi val bene una messa” (memo: Stellantis è governata dai soci francesi in cda).

Evito totonomi, come sarebbe bene evitare una selezione naturale in base al più forte, “darwiniana” direbbe Tavares che usava spesso la citazione. Mi parrebbe più sensato che ci fosse presto, non “entro la metà del 2025”, una nomina di vera discontinuità per un impero su cui il sole sta tramontando malamente. E’ vero che Enrico IV è stato considerato dai francesi e dalla storia un buon re, ma sarebbe bene lasciarsi alle spalle qualsiasi traccia di estremismo (religioso e non) in cui tutti gli uomini e donne del comitato (escluso Palmer) sono stati più o meno coinvolti nel regno di Tavares.

Più utile per un successore sarebbe una competenza altra rispetto a una tradizione meccanica o finanziaria, meglio ancora se con capacità di “peacekeeper”, come saggiamente suggerisce il direttore di Automotive News Europe. Un profilo di questo tipo, a dir la verità, mi viene in mente subito. Curiosamente, parla italiano pure lui. Ma è solo coincidenza, né mi risultano ci siano oggi le condizioni. E vabbè, speculate anche voi.

@fpatfpat

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