Le dichiarazioni di Sergio Marchionne al Salone di Ginevra non avrebbero bisogno di commenti, ma così come hanno fatto tutti i media, non posso a fare a meno di tornare sulla questione delle alleanze nel settore dell’auto, che ho già trattato in questo blog.

Non vorrei ferire la sensibilità dei sostenitori di Fca, che nei giorni scorsi si sono lasciati andare ad improbabili fantasie circa un nuovo accordo con Gm a seguito della cessione di Opel, represse dallo stesso Marchionne, tuttavia la mia impressione è che stavolta si sia fatto trovare con la guardia abbassata.

Marchionne è un grande incassatore, e da abile giocatore di poker ha subito rilanciato. Una volta fatti i complimenti di rito a Tavares (il quale ha ulteriormente chiarito, qualora ce ne fosse il bisogno, le ragioni del suo spariglio: “If PSA manages to bring Opel to an efficiency level that is equivalent to PSA’s today, we will be in a very good position to deal with prospective opportunities that could arise“), ha detto ai giornalisti che “la combinazione Psa-Opel minaccia più di tutti Volkswagen, creando un nuovo concorrente che li seguirà a ruota. Sono sicuro che al momento giusto Volkswagen tornerà a bussare alla nostra porta per fare due chiacchiere”.

Peccato che Matthias Müller, Ceo del gruppo Volkswagen, quando gli hanno detto che Marchionne l’aveva chiamato in causa, abbia risposto: “We are not ready for talks about anything, I haven’t seen Marchionne for months. We took Opel and PSA seriously as competitors in the past. These were two brands and now they’re under a single roof. I don’t believe that a great deal will change there. We focus on what we have to do to reach our strategic goals”. Proprio non ce lo vedo, Müller o chi per lui, a bussare alla porta di Marchionne.

E nemmeno Mary Barra, che secondo alcuni potrebbe aver affidato in ‘outsourcing’ a Tavares la ristrutturazione di Opel per poi definire un nuovo accordo di integrazione con Psa dopo il 2021. A questo proposito, Marchionne ha dovuto ammettere che “the GM door was never open for me. I knocked and no one answered”. Di nuovo le porte, e qualcuno che bussa. Viene il dubbio che la sera prima di andare a Ginevra Marchionne, che è un grande appassionato di musica, abbia ascoltato uno dei suoi artisti preferiti, Bob Dylan (da lui utilizzato in uno spot per la Chrysler 200 al Superbowl di tre anni fa), nel famoso brano “Knockin’ On Heaven’s Door”.

Meglio parlare d’altro, tirando fuori che il prossimo modello della Panda, previsto tra il 2019 ed il 2020, tornerà ad essere prodotto in Polonia, mentre a Pomigliano arriverà un modello premium, presumibilmente un crossover compatto Alfa.

Vero è che nel lontano 2011, all’epoca della ristrutturazione dello stabilimento, Stefan Ketter aveva previsto, e realizzato, standard di qualità più alti di quelli richiesti per la Panda, segno che già allora si pensava di fare altro. Come è noto, i piani di prodotto Alfa sono stati rivisti e rinviati più volte, ed oggi, incoraggiato dal successo della Renegade e della 500X a Melfi, finalmente Marchionne è uscito allo scoperto: “Per continuare a costruire la Panda a Pomigliano dovremmo produrne e venderne 400mila l’anno. Per ogni euro di utile fatto sulla Panda ne faccio dieci sulla Renegade”.

Mi auguro che la Panda faccia almeno un euro di utile, e sicuramente la Renegade, grazie anche all’euro debole, ne fa molti di più, ma non vedo come un prodotto premium possa rappresentare una soluzione alternativa alla Panda per Pomigliano, tanto più che non è ancora chiaro quale potrebbe essere il modello Alfa prescelto: “Abbiamo bisogno di altre due auto, non abbiamo ancora deciso quali fare”, ha detto Marchionne.

Se è vero che i margini sarebbero più alti, è altrettanto vero che i volumi sarebbero minori, e l’incidenza dei costi fissi maggiore. Semmai, avrebbe senso costruire un terzo crossover premium a Melfi, visto che Renegade e 500X tra due-tre anni saranno avanti nel loro ciclo di vita, e venderanno meno di adesso. In ogni caso, non sarà un problema di Marchionne, dal momento che – last but not least – a Ginevra ha confermato che andrà via da Fca nella primavera del 2019.

Lascia un commento