Sono in partenza per Ginevra, ma alle 9:15, non senza qualche problema tecnico, sono riuscito a collegarmi in webcast per l’annuncio ufficiale dell‘acquisizione di Opel da parte di Psa. Avevo previsto che fosse oggi, ma pensavo nel pomeriggio per via della differenza di fuso orario con Detroit. Si vede che fin dall’inizio Tavares ha voluto dare un’impronta eurocentrica all’accordo, che tutto sommato si è delineato secondo quanto avevamo scritto.

Nel corso della conferenza stampa, durata circa 45 minuti compresa la sessione Q&A, si sono alternati sul palco nell’ordine Carlos Tavares, Mary Barra, Jean-Baptiste De Chatillon, Dan Ammann e Karl-Thomas Neumann.

Gli ostacoli maggiori, rappresentati dai fondi pensione e dai brevetti Gm, sono stati superati, così come stati individuati i mercati al di fuori dell’Europa che saranno “off limits” per Opel. Psa pagherà per Opel 1.3 miliardi di euro per le attività automotive più 900 milioni per le attività finanziarie, che saranno gestite tramite una nuova joint venture con BNP Paribas, ma il comunicato stampa fa intendere che Gm potrebbe acquisire una quota nel nuovo gruppo.

Entro il 2020, Tavares intende recuperare l’investimento grazie al conseguimento di sinergie negli acquisti, nella produzione e nella ricerca e sviluppo, ed aumentare la redditività del marchio portandola al 2% di margine operativo. Tavares ha escluso per il momento la chiusura di fabbriche, ribadendo che non è ciò che ha fatto in Psa negli ultimi tre anni, e che “everybody will have a chance“. Il Ceo di Opel, Karl Thomas Neumann, da noi affettuosamente ribattezzato l’Astrofisico per le sue fantasiose previsioni a lungo termine, rimarrà a capo del marchio tedesco: ha un buon carattere, il che si sposa bene con le spigolosità di Tavares, ed è abituato a fare le nozze coi fichi secchi. Con orgoglio, Neumann ha sottolineato che Opel si trova alla vigilia di un’offensiva di prodotto senza precedenti, con sette nuovi modelli solo nel 2017, il che dovrebbe contribuire nel breve ad una generazione di flussi di cassa positiva.

Ovviamente, come sempre accade in questi casi, i presenti si sono prodigati a spiegare le motivazioni che hanno portato all’accordo, a partire da una logica industriale incontrovertibile.

Ma al netto di ogni considerazione a mio parere si tratta effettivamente di una “win-win solution”, nel senso che ciascun player esce rafforzato: Gm può dedicarsi a mercati ed iniziative che, in linea con la gestione degli ultimi tre anni, potranno generare rendimenti maggiori per i suoi azionisti, Opel esce finalmente da un lungo periodo in cui le sono state dedicate risorse in modo residuale, Psa a costi contenuti porta a casa importante massa critica per alimentare una strategia che altrimenti non avrebbe avuto uno sbocco. Non a caso, Tavares ha definito l’accordo un “game changer” per Psa: uno spariglio, appunto.

Commenti

    […] averla venduta a Marchionne nel 2009 per resistenze essenzialmente politiche in Germania – Gm l’ha data a Tavares seguendo lo schema più congeniale dell’asse storico franco-tedesco: una operazione […]

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