Carlos Tavares, ceo di Psa, è un manager eccellente, un car lover, ed un grande venditore. Degno del suo maestro Carlos Ghosn e di Sergio Marchionne, al quale ha più volte espresso pubblicamente la sua stima. Le sue dichiarazioni circa i risultati finanziari del 2017, dunque, non dovrebbero sorprendere: “Peugeot Citroën DS outstanding results, making significant progress for the 4th year in a row, are the proof of our ability to deliver a profitable and sustainable growth”.
In effetti a prima vista i numeri fanno impressione, con un fatturato Psa in crescita del 21% oltre i 65 miliardi, così come l’utile operativo recurring che sfiora i 4 miliardi, un utile netto ad 1.9 miliardi, ed un flusso di cassa positivo al netto degli investimenti e delle ristrutturazioni. In particolare, nel 2017 Tavares è riuscito nel compito non facile di neutralizzare l’impatto negativo derivante dall’acquisizione di Opel, mantenendo un margine operativo sopra al 6%, in linea con il 2016 (grazie anche al contributo di Faurecia). Chapeau.
Tuttavia, come spesso accade, analizzando i dati non è tutto oro quel che luccica, a cominciare dalle vendite, che, al netto del volume Opel, crescono appena di 82mila unità, meno del 3%. In realtà, se escludessimo dal calcolo le 443mila unità vendute in Iran con marchio Peugeot tramite la JV costituita con Khodro (210mila in più del 2016), la performance risulterebbe negativa, soprattutto a causa della Cina, dove il gruppo perde quasi il 40%.
Tra i marchi, Peugeot cresce del 10%, mentre Citroën cala del 7.5% e DS, di cui abbiamo più volte parlato, crolla a 53mila unità (-38.5%).
Per quanto riguarda Opel (e Vauxhall), a gennaio 2018, il primo mese confrontabile con l’anno precedente (da agosto le vendite sono state incorporate nel gruppo Psa), la quota di mercato in Europa è stata del 5.8%, vale a dire in calo di circa mezzo punto rispetto al gennaio 2017, nonostante il lancio di due crossover, il Grandland X ed il Crossland X, tanto che Evercore ISI, uno degli analisti più rispettati, ha dichiarato: “In our view, the Opel brand has seemingly fallen out of favor with EU consumers”.
Eppure, uno dei tre obiettivi strategici dell’acquisizione di Opel era di avere una “stronger homebase with German and UK brands”, oltre che una leva di efficienza combinata con un aumento di capacità tecnologica, soprattutto sull’elettrificazione (Psa ha dichiarato di recente che entro il 2025 offrirà su tutta la gamma una versione elettrica).
Ciò nonostante, Tavares tira dritto, e mostra grande fiducia circa il rilancio di Opel: “We are very bullish” ha detto alla stampa ed agli analisti, impegnandosi a raggiungere un margine del 2% ed un flusso di cassa positivo entro il 2020. Sul resto del gruppo invece è stato assai più prudente, indicando un margine medio del 4.5% nel triennio 2016-2018, ed un obiettivo del 6% non prima del 2021.
[…] decisione un po’ padronale. Tanto più che Carlos Tavares, numero uno del gruppo carolingio, rivendica di aver trovato la strada giusta limitando le perdite di Opel. Ginevra è anche numeri e segni: non è questo il […]