Nel 2035 si prevede di vietare tutte le vendite di veicoli nuovi dotati di motore termico. Resta da vedere quali saranno, entro questa data, i prezzi dei metalli rari indispensabili per produrre auto dotate di motori elettrici e di batterie.

Siamo dipendenti dalla Cina per tutte le materie prime impiegate nei device, nelle auto elettriche a batteria, in quelle ibride e nell’elettrico a fuel cell alimentato ad idrogeno, i mezzi di trasporto pesante, ma anche i treni regionali dove non c’è linea elettrificata.

Siamo tutti d’accordo che abbiamo ancora tredici anni per cambiare l’industria che offre più posti di lavoro in Europa e che l’ingresso nell’era elettrica è “un modo per proteggere nel tempo sia il clima che i posti di lavoro nel settore” come ha osservato Michael Bloss (Verdi).

Anche la ONG Transport&Environment ha visto nell’eliminazione graduale dei motori a combustione “un’opportunità storica per porre fine alla nostra dipendenza dal petrolio”.

Difficile però ritenere oggi che l’aumento della produzione di veicoli elettrici e di energia elettrica prodotta dal fotovoltaico ed accumulata in batterie stazionarie elettrochimiche aiuterà a ridurre i prezzi.

Al momento la transizione elettrica è passare da una dipendenza, quella del petrolio, all’altra, quella cinese.

Non a caso dopo dieci anni di ribassi il prezzo delle batterie sale.
Quest’anno l’obiettivo era di 100 dollari a kWh, invece il prezzo medio di mercato è risalito e continua a salire. Oggi siamo a 151 dollari a kWh.

Mediamente il costo di ricarica alla colonnina è di 0,50 euro/kWh.

A questo punto non resta che scegliere: meglio la pentola o la brace?