Ford rovescia il tavolo sull’auto elettrica. Lo fa in America e lo fa in Europa con una nuova offensiva di prodotto centrata su modelli a zero emissioni, a partire dall’Explorer. Lo fa mentre a Washington s’investono centinaia di miliardi sulla sostenibilità e a Bruxelles si naviga improvvisamente a vista sul bando alla produzione di motori endotermici dal 2035, fra scontri, ripensamenti, trattative. Bando alle chiacchiere, ribalta il costruttore.

Come? Ford non ha avuto timore a comunicare che con la nuova divisione elettrica Model e – primo costruttore a separarla dall’attività con motori a combustione (Ford Blue) e dai commerciali (Ford Pro) – continuerà a perdere un sacco di soldi anche quest’anno, ma che tira dritto sugli investimenti necessari. E anzi, aggiunge, le due divisioni tradizionali finanzieranno la mobilità a zero emissioni garantendo profitti per il gruppo. Spiritosi dicono che i motori a scoppio si stanno pagando il loro funerale, ma è una notizia adesso esagerata scriverebbe Mark Twain.

I numeri  di Ford: quest’anno, Model e perderà 3 miliardi di dollari (dopo i 2,1 del 2022), mentre Ford Blue guadagnerà 7 miliardi prima di tasse e interessi, altri 6 Ford Pro (entrambi più del 2022), per profitti netti alla fine stimati fra i 9 e gli 11 miliardi. Numeri chiari, che sottolineano quanto sia complicata la transizione ma anche quanto sia necessario muoversi subito per gestirla al meglio e per restare competitivi all’ombra di una geopolitica che sta cambiando.

Ford sta facendo quel che Renault sta per fare, con il ceo Luca de Meo al lavoro sulla separazione della divisione elettrica Ampere da quotare in borsa entro la fine dell’anno. Sicuro che anche lui andrà in rosso con l’elettrico per un po’, ma non è un caso che parlando a un evento di Politico martedì scorso, abbia detto chiaro e tondo che “tutti i soldi stanno andando sulla tecnologie elettrica o a idrogeno” e che nessuno si sogna di “sviluppare un nuovo motore endotermico in Europa”. Fine dei giochi, per chi vuol capire.

E tutto succede non perché il presidente Bill Ford ha un passato da ecologista chitarrista vegano che appena entrato nel cda dell’azienda di famiglia poco più che trentenne disse a un giornale americano “i suv consumano e inquinano troppo”, scatenando il panico. Succede perché Ford continua a fare business. E perché de Meo, oltre che fare business con Renault, con l’altro cappello di presidente Acea (l’associazione dei costruttori operanti in Europa) sa fare politica a Bruxelles, gestendo la transizione senza andare al muro contro muro alla Tavares (e infatti Stellantis ha lasciato l’Acea). Se poi dove stiamo andando non c’è bisogno di strade, come diceva Doc, è un altro paio di maniche.

@fpatfpat

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