Ma davvero qualcuno pensava che John Elkann nella sua apparizione a Montecitorio raccontasse cosa Stellantis intende fare di Maserati e del “polo dell’alta gamma” di Modena, quando il marchio del Tridente probabilmente non si vende al miglior offerente asiatico solo perché non è il momento giusto con quei conti che non tornano? O che spiegasse perché Stellantis si è fermato a Termoli per la nuova gigafactory, mentre investe 4,1 miliardi di euro con i cinesi di Catl in una gigafactory in Spagna?
L’audizione alla Camera di John Elkann, presentatosi in modalità io sono un italiano vero, non è finita zero a zero. E non è stato nemmeno cappotto come andò l’11 ottobre scorso all’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares, uno che non sapendo di politica è stato facilmente aggredito. Elkann ha accettato l’invito dopo essere stato rassicurato che non sarebbe finito come Tavares e ha riproposto lo stesso Piano Italia spiegato dai suoi al ministro Adolfo Urso a dicembre. In più, ci ha messo qualche timbro da nazione, parola sensibile per questo governo. Nessuna grossa difficoltà per lui, insomma, dalla Pd alla Lega. Mi è sembrato per un attimo di essere tornati al tempo della comunicazione di quando la Fiat faceva la Fiat.
John Elkann ha perso un punto – l’unico che davvero conterà in questa vicenda – soltanto con Carlo Calenda. Uno che quando parla istintivamente penso sempre sia vero il contrario, una cosa a pelle vabbè. Però l’immagine utilizzata dal deputato è surreale, dunque super efficace essendo intrisa anche di romanesco fine de’ Parioli, quando gli chiede: “Questo piano potrà essere messo in discussione dal nuovo amministratore delegato? Perché se potrà essere messo in discussione dal nuovo amministratore delegato, stiamo giocando a racchettoni!”.
PS La concomitanza dell’audizione di John Elkann con la sparata di Giorgia Meloni contro l’Europa di Ventotene nell’aula a fianco è strepitosa. Se l’avessero avvertito, l’Ingegnere avrebbe potuto utilizzare le ultime parole del Manifesto di Ventotene prese al volo dal sito dell’istituto Spinelli (dove, altra curiosa coincidenza, il testo è proposto in italiano, inglese e francese, le tre lingue madri di Elkann) e chiudere il suo intervento alla faccia della nazione: “La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”.