Volkswagen e Uber, sotto il tetto del lettino arrivano notizie che mi danno l’ultima spinta a tornare davanti a un pc. Volkswagen e Uber non hanno nulla in comune se non di occuparsi di mobilità.  Ma se aggiungo una dieresi sulla U di Uber, ecco che la società californiana ha il significato tedesco di “al di sopra”, e molto torna. Così come l’antico significato di Volkswagen “auto del popolo” è un concetto talmente avanzato che starebbe a misura per una applicazione che fa business nel mondo spostando persone da un punto A a un punto B.

Basta divagare. Leggo che Volkswagen ha dovuto sborsare altri 1,2 miliardi di dollari ai dealer negli Stati Uniti per compensare i danni derivati dal dieselgate. Una storiaccia cominciata quasi un anno fa, appena spenti i riflettori del Salone di Francoforte, e non ancora chiusa. E fra un mese c’è il Salone di Parigi.

Che farà Volkswagen? Il gruppo non ha abbastanza soldi per compensare clienti e dealer europei come sta facendo con gli americani. Ma almeno una creativa operazione di rilancio di immagine sul mercato ci starebbe, una cosa da vera auto del popolo (menti brillanti in casa non mancano, una è stata mandata a svernare al sole di Barcellona). Sarebbe una operazione costosa, certo, ma in qualche modo dovuta, anche a nome di quei clienti che non hanno mai smesso di aver fiducia nel brand tedesco. Tre amici possessori di Volkswagen hanno ricomprato Volkswagen proprio nell’ultimo anno, dopo aver finto di chiedermi informazioni e consigli. Una telefonata che non ha allungato la decisione di riacquisto.

Saltabecco e leggo che Uber ha perso 1,27 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno. Ne vale o ne varrebbe 62,5 o addirittura 69, quindi non affonderà. Ha perso un miliardo all’anno in Cina, secondo il suo boss Travis Kalanick, “profittevoli negli Usa” sebbene Bloomberg sostenga che ci sia stato un rosso di 100 milioni nel secondo trimestre. Uber (come Gett da Volkswagen e Lyft da Gm) è ricercata dai costruttori di auto per sviluppare insieme sistemi di guida autonoma, base del recente accordo con Volvo. Ma nulla è in discesa, tanto è vero che qualche settimana fa ha dovuto mollare in Cina.

Estate tiepida, insomma, non si può stare sempre al di sopra. Un discorso che vale davvero per tutti.

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