Se prima erano in due a ballare l’alli galli, nell’auto adesso Marchionne è rimasto l’unico a non esporsi nei confronti della campagna sull’immigrazione di Trump.

Si perché anche l’altro uomo che sembrava essere allineato con il nuovo presidente americano era Musk che, stanotte, ha aggiunto i nomi di Tesla e Space X a quello che viene chiamato “amicus brief”, che altro non è che una lettera formale presentata in tribunale nella quale ormai più di 100 aziende americane si oppongono all’ordine esecutivo in materia di immigrazione.

Fino a questo momento Musk non aveva aderito alla causa e in molti si chiedevano cosa stesse aspettando. Magari, come Kalanick, voleva vedere in quanti avrebbero cancellato gli ordini delle sue macchine. Proprio la settimana erano uscite le prime indiscrezioni relative al fatto che diversi clienti stanno cancellando le prenotazioni della Model 3: aveva ottenuto più di 400.000 ordini che, tradotti in soldoni sono 400 milioni di liquidità per un’azienda che ancora non è riuscita a macinare utili.

Certo Space X è, tra le sue aziende, l’unica ad essere realmente in utile, ma grazie ai contratti con la Nasa. Probabilmente anche un’altra cosa l’ha convinto ad aderire all’amicus brief. Dai numeri di fine 2015  Tesla ha circa 13.000 dipendenti, Space X 5.000, Solar City altri 13.000 e la Gigafactory a regime ne avrà circa 6.500. In totale, approssimando per eccesso, circa 40.000 persone. Troppo poche in confronto ai milioni di nuovi posti di lavoro che si possono spendere altre aziende che, quindi, hanno un potere contrattuale nei confronti di Trump molto ma molto più elevato. Forse alla fine, Musk aveva davvero poco da perdere ed ecco che ha aggiunto la sua firma.

Ma quindi Marchionne?

Al momento l’unica cosa che sembra interessare all’italiano in America sembra quella di farsi vedere più americano che mai, facendo una mossa di marketing geniale: il suo spot di Giulia al Super Bowl che ricorda il mantra della campagna elettorale di Trump.

Uno spot in tre riprese, completamente emozionale, che parte da quando eravamo bambini e giocavamo a cavallo di draghi immaginari, sognando macchine volanti. Adesso possiamo smettere di sognare: dopo vent’anni di assenza ecco che Alfa torna in America e trasforma in realtà quei sogni. Ricorda tanto il concetto di “Make America great again” di Trump. Un messaggio subliminale che culmina nel terzo spot, dove gli italiani insegnano una parola agli americani: “Mozzafiato”, perché alcune macchine ti tolgono il fiato ma solo una te lo restituisce.

Sapete quante Alfa Romeo sono state vendute in America nel 2016? Bene, in tutto l’anno ben 528 auto, di cui 36 Giulia. Fate un po’ voi i conti di quanto gli è costata la pubblicità per auto!

Strano che Trump non abbia ancora fatto un tweet per ringraziare Marchionne di questo spot che sposta l’attenzione dalle emissioni alle emozioni.

Commenti
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    Buongiorno,
    forse non sapete che l’Alfa Romeo Giulia è in commercio negli USA da 3 settimane. Negli ultimi mesi dello scorso anno era in vendita solo la Quadrifoglio.
    Facile criticare quando non si sanno le cose. Complimenti.

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    Anche la Quadrifoglio è una Giulia.
    E comunque nel 2011 FCA fece la pubblicità al Super Bowl della Chrysler 200 che, nel frattempo, ha già smesso di essere prodotta.
    Naturalmente non è quello che ci auguriamo, si tratta solo di constatazioni, senza polemica.

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