Dopo Sergio Marchionne, un altro protagonista degli ultimi vent’anni della scena automobilistica mondiale, Carlos Ghosn, sembra aver scritto il suo testamento. In occasione della pubblicazione dei risultati finanziari 2016 di Renault – a dir poco prodigiosi, lo diciamo subito – Ghosn ha rilanciato con un nuovo piano quinquennale 2018-2022, al termine del quale avrà 68 anni, due meno di Marchionne che ha annunciato il suo ritiro alla fine del 2018, quando ne avrà 66.

Oltre allo stile di leadership (non si muove foglia senza che i due non vogliano), Carlos e Sergio condividono una storia simile, con le fortunate acquisizioni di Nissan e Chrysler che hanno rispettivamente salvato Renault e Fiat. Se Marchionne ha portato Fca a vendere un volume di 4.8 milioni di veicoli con una quota globale del 5.4%, Ghosn ha condotto l’alleanza Renault-Nissan (con l’ulteriore aggiunta di Mitsubishi) a un soffio della Gm ferma al terzo posto, con 9,96 milioni di veicoli venduti.

Tuttavia, mentre Fiat ancor oggi non potrebbe stare in piedi da sola, Renault, dopo anni difficili durante i quali ha “succhiato” da Nissan (di cui Renault ha il 43.4%) svariati miliardi di contributi, sembra finalmente essersi incamminata su un percorso autonomo e profittevole di crescita grazie ad un’offensiva di prodotto senza precedenti e ad una presenza sempre più importante in tutti i mercati che contano.

Dopo un buon bilancio nel 2015, i risultati dello scorso anno sono andati ben oltre le aspettative degli analisti (e, più modestamente, delle mie) con un fatturato pari a 51.2 miliardi di euro, un profitto operativo di 3.3 miliardi con un margine del 6.4% (4.9% automotive), ed un flusso di cassa operativo generato dalle attività automobilistiche superiore al miliardo di euro.

Ghosn – direte voi- avrebbe di che esserne soddisfatto, e invece no. Non poteva non tener fede alla fama di essere un boss molto “demanding”, ed eccolo annunciare nuovi obiettivi ancora più ambiziosi, vale a dire un fatturato a 70 miliardi di euro ed un margine operativo del 7%, pari ad un profitto di circa 5 miliardi, entro il 2022.

Il messaggio di Ghosn agli azionisti non poteva essere più chiaro: almeno per cinque anni ci sarò io a comandare. E non è una coincidenza se, a distanza di poche ore, ha smentito un progetto di fusione con Nissan, dichiarando che “Renault and alliance partner Nissan are ready to forge closer capital ties but will only do so if France sells its Renault stake…Nissan will not accept any move on capital structure as long as the French state remains a shareholder“.

Come è noto, con una mossa a sorpresa, il governo francese nell’aprile 2015 decise di aumentare la sua quota in Renault dal 15 al 19.7%  e nonostante le promesse non l’ha ancora rivenduta. I più maligni sostengono che l’allora ministro dell’economia, Emmanuel Macron, volesse in cambio da Ghosn un preciso impegno circa la sua successione, una questione che il manager a quanto pare non intende affrontare.

Nel frattempo, Macron ha lasciato il ministero e si è candidato alla Presidenza della Repubblica. Qualora dovesse vincere, ed è probabile che ciò avvenga, il braccio di ferro con Ghosn si arricchirà di nuovi ed avvincenti episodi. Staremo a vedere, ma è improbabile che Ghosn si ritiri prima di aver portato a termine il matrimonio tra Renault e Nissan (e Mitsubishi)

Tuttavia, se Macron venisse eletto, lo Stato potrebbe accettare di vendere la sua quota e Ghosn rispettare il contratto che lo lega a Renault fino al 2018. E andarsene in pensione insieme a Marchionne.

Commenti
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    Ghosn è un tiranno, ma anche un uomo di prodotto.
    Marchionne è un tiranno e basta.
    Ecco la differenza sostanziale tra il benessere vero dell’Alliance e quello fasullo di FCA.

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