Casa Renault, tutto è a posto e niente è in ordine dopo la cacciata del direttore generale Carlos Tavares. Il numero uno Carlos Ghosn ha deciso: non ci saranno più numeri due. Ha preso quella poltrona da lui creata soltanto nel 2008 e l’ha spaccata in… due: un direttore per la “competitività”, uno per la “performance” (dove è l’auto?). La competizione interna sarà tra loro, non con lui. Et voilà.
In cinque anni anni, Ghosn ha fatto fuori due… numero due (per un significato esoterico che ben si adatta alla vicenda leggere qui): nell’aprile del 2011 Patrick Pélata per il falso caso di spionaggio interno, il 29 agosto scorso Carlos Tavares, ufficialmente per la sua ambizione resa pubblica di voler fare il numero uno. Il secondo con meno poteri del primo. Entrambi uomini di massima fiducia. Ma forse non di fedeltà.
Pélata (si narra) avrebbe voluto far transitare Renault verso l’elettrico passando dall’ibrido. Ghosn disse no, e fu subito auto a batterie. Con risultati per ora molto difficili, ma certo un numero uno non si può cacciare da solo. Tavares avrebbe voluto allargarsi puntando sulla popolarità di unico e vero car guy dentro Renault. Pilota e ingegnere coi fiocchi, prezioso, ma non abbastanza in un’azienda ancora partecipata dallo stato, dove conta di più la fissa della redditività che quella della qualità.
Ecco perché Ghosn, un ceo più finanziario che visionario, preferisce continuare solo che male (?) accompagnato. Non che la borsa gli dia ragione: oggi il titolo Renault ha perso al Cac di Parigi lo 0,59%. La sua riorganizzazione della catena di comando è più o meno come passare da una monarchia costituzionale a una monarchia assoluta. In Francia! E gli altri top manager in carriera? Se non hanno pane, che mangino brioche.
ps I nomi dei due direttori che si spartiscono la poltrona di Tavares verranno comunicati la settimana prossima. Sussurri e grida dall’interno della maison mi suggeriscono di tenere d’occhio Philippe Klein, 56 anni, vice presidente esecutivo della pianificazione, fedelissimo di Ghosn, e Dominique Thormann, 59 anni, capo finanza con inizio carriera alla Chase Manhattan Bank. Solo un nuovo colpo di teatro potrebbe far salire ancora Mounia Sepheri, 50 anni, avvocatessa di origine iraniana, unica donna sull’Olimpo già a fianco del numero uno (Special One mi verrebbe da dire, se non fosse il nome preferito del mio rimpianto Mourinho). Il prossimo aprile, Ghosn dovrebbe comunque ottenere senza problemi il rinnovo del mandato per altri 4 anni. Tavares, a 55 anni, non poteva più aspettare.
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