Se esistesse un Oscar per il miglior costruttore, non c’è dubbio che quest’anno il vincitore sarebbe il gruppo Daimler guidato da Dieter Zetsche. Come è noto, Daimler non produce solo auto, ma anche camion, bus, veicoli commerciali, oltre a vendere servizi finanziari. Ma sono le vetture con il marchio Mercedes a trainare il resto del gruppo, così come dovrebbe essere (e raramente avviene).

La scorsa settimana sono stati pubblicati i risultati trimestrali, con volumi e fatturato in crescita del 13%, un EBIT oltre i 3 miliardi e mezzo di euro, un profitto netto di 2.4 miliardi e un flusso di cassa derivante dalle attività industriali nei primi nove mesi positivo per quasi 5 miliardi.

All’interno dei dati consolidati spicca la performance Mercedes, che nel trimestre raggiunge il record di vendite con 508mila unità (+18%) e un margine del 10,5%, con la divisione auto che contribuisce al 60% dell’EBIT, nonché al 55% del fatturato e al 70% dei volumi del gruppo.

Per una volta, non ci sono trucchi, proventi straordinari o effetti di cambio, è tutto core business, con un aumento dell’EBIT del 34% rispetto allo stesso periodo del 2014, grazie anche alle efficienze che derivano dalla cooperazione con Renault-Nissan, che quest’anno prevede altri quattro nuovi progetti comuni (in tutto finora sono tredici): da una nuova fabbrica in Messico allo sviluppo di un pick-up Mercedes, dal lancio dell’Infiniti Q30 alle versioni elettriche delle Smart Fortwo e Forfour.

La crescita profittevole si deve a un’offensiva di prodotto senza precedenti, con il lancio di sei nuovi modelli (CLA Shooting Brake, GLE Coupé, GLE, nuova generazione A-Class, GLC, C-Class Coupé) solo quest’anno e ad un footprint ottimale da tutti i punti di vista. Dopo aver aggredito con successo il segmento delle vetture compatte con Classe A, B e C (oltre a Smart), Mercedes è tornata a fare metà dei volumi di vendita con le grandi berline Classe E, S, SL, e soprattutto con GL, con la quale è fortemente determinata a recuperare terreno nei SUV insieme agli altri modelli GLA, GLC, GLE, e prossimamente GLS.

Se in Europa (che pesa meno del 40% dei volumi) è ancora dietro ad Audi e BMW (ma non in Germania), negli Stati Uniti Mercedes è davanti, e in Cina quest’anno ha ridotto il divario (+32,1% da inizio anno rispetto al +2,3% di Bmw e al -0,6% di Audi), il che rende il management (Zetsche, oltre ad essere Chairman del Board, è anche a capo delle vetture Mercedes) relativamente ottimista circa la conquista della leadership mondiale tra i marchi di lusso entro il 2020

Ma il significato della parola leadership per Daimler va ben oltre il primato dei volumi, come forse era per Volkswagen. Mi ha molto colpito leggere la notizia che 150 top manager provenienti da tutto il mondo, nell’ambito di un programma chiamato appunto “Leadership 2020”, nei prossimi mesi rivedranno in modo critico politiche e processi di gruppo e valuteranno quali saranno i cambiamenti necessari per accelerare l’innovazione: “We will re-evaluate, and if necessary, redefine the way we lead our employees, our business and ourselves” è scritto in una lettera firmata da Zetsche e dagli altri membri del board.

In altre parole, Daimler si sta preparando a un nuovo ciclo di ristrutturazione del settore, reso inevitabile da tre fattori principali 1) il mercato, con un tasso di crescita annua sensibilmente inferiore agli anni scorsi; 2) la tecnologia, che sta esplodendo con le restrizioni previste sulle emissioni e la guida autonoma; 3) l’ingresso di nuovi protagonisti come Google ed Apple, che impone una rapida trasformazione digitale in un mondo dove non ci saranno più due business separati, quello tradizionale e quello su Internet, dal momento che ogni business sarà un business Internet.

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