Cinque ore di autostrada con un collega verso un evento, cominciamo a parlare dei nostri parchi auto – entrambi piuttosto agée – e il discorso finisce su una domanda: dei modelli in vendita oggi, quali avranno un futuro da appassionati tra vent’anni? Parte la lista mentale dei marchi, in ordine alfabetico: Alfa Romeo 4C? Sì. Audi TT? No, troppo ordinaria e diffusa.
Aspetta però … e i marchi generalisti?
Da felice proprietario di una divertentissima Ford Puma del 2001 – pagata poco più di mille euro, forse il miglior investimento della mia vita dopo il biglietto per i Rolling Stones al Circo Massimo – sono sensibile al tema delle Youngtimers da quattro soldi, quelle sportive o specialties prodotte da marchi “normali” che per un periodo sono semplicemente vecchie e quindi costano poco o niente, ma superato un certo momento ricominciano a prendere valore per ragioni estetiche, tecniche o culturali. Spesso questo succede quando coloro che le avevano sognate da ragazzi diventano abbastanza vecchi da potersi permettere un giocattolo, nel frattempo però gli esemplari in circolazione sono diventati pochi per colpa della ruggine o dell’incuria. A volte la responsabilità dello sfoltimento è anche dei fossi, come nel caso della Renault 5 Turbo o della Honda S2000. Comunque sia, a un certo punto i prezzi ricominciano a salire.
Cosa sogneremo, quindi, tra vent’anni? Ce li vedete suv e crossover diventare auto da appassionati? Io no. Le uniche che mi vengono in mente sono Mazda MX-5 e Toyota GT86/Subaru BRZ, che pure fanno numeri tutt’altro che esaltanti. Troppo poco. Possibile che nell’era delle piattaforme modulari e delle linee di produzione in grado di costruire cinque modelli diversi, nessuno riesca a trovare uno spazio e due soldi per un coupé o una cabrio senza troppe pretese? Possibile che oggi i coupé più diffusi abbiano quattro porte o si chiamino BMW X6?
Poi leggo il post di Alessandro sui piani di Alpine, Ford e Opel e un po’ mi rincuoro. I progetti sportivi di queste tre case hanno senso, chiede lui? Non lo so e a un certo punto chissenefrega: in un’industria di bean counters con una clientela anagraficamente sempre più vecchia e noiosa – che magari è passata dalle Peugeot 406 Coupé e Alfa Romeo GT ai suv – un po’ di esotico e di bello a un costo ragionevole serve.
Se non altro per dare qualcosa da sognare ai più giovani, che non sia una station tedesca turbodiesel con cambio automatico o una supercar da un milione e mezzo di euro. Perché il CarPlay di Apple a bordo di un’auto piace, ma credere che basti a vendere più macchine ai giovani è un pensiero da vecchi. In questo il marketing dimentica proprio Apple e la massima di Steve Jobs: la gente non sa cosa vuole finché non glielo fai vedere. Se poi i giovani torneranno a comprare auto e i più grandi a loro volta torneranno un po’ giovani non lo so, ma con quello che c’è in giro oggi non mi stupisce l’assenza della generazione Y dai radar dell’auto.
Oltre alle coupè ci sono anche le hot hatch eh… La Uno Turbo è diventata un cult, almeno in patria, nonostante sia una bara su 4 ruote.
Ma anche le varie GTI by Peugeot e VW sono tuttaltro che dimenticate.