Nei giorni scorsi incontrando alcuni manager dell’industria automobilistica, ho posto loro la stessa domanda: Che futuro per il diesel? Mi aspettavo lodi su elettrico ed ibrido. Oppure parole sul cambiamento epocale che l’auto stava affrontando. E invece nulla. Lasciato il tempo di far sedimentare lo scandalo dieselgate, tutto sembra tornato quello di prima. Almeno in Europa. Negli Stati Uniti il sonno del gruppo Volkswagen mi sembra ancora piuttosto agitato.

Vi riporto qualche dichiarazione. A cominciare da quella dei diretti interessati: “La market share del diesel non è scesa e con i moderni motori a gasolio è possibile raggiungere i limiti di emissioni delle normative attuali e future”, ha dichiarato Stefan Knirsch, membro del Board di Audi per lo sviluppo tecnico. Anche perché continua Knirsch, “le elettriche funzionano solo dove ci sono gli incentivi e le infrastrutture”. Quindi via alla nuova SQ7 TDI il suv diesel più potente del mercato.

Tina Müller a capo del marketing Opel ha confermato tutto: “La gente continuerà a comprare il Diesel e noi a produrlo”. Poi ha aggiunto: “Se mi metto nei panni dei clienti, le elettriche sono ancora troppo costose e prive dell’infrastruttura di ricarica”. Ampera-e compresa. Per Delphine De Andria responsabile per il segmento C di Renault invece “le aziende e le flotte grandi acquirenti di compatte e medie hanno bisogno di tenere basso il total cost of ownership, aspetto per il quale il diesel mantiene ancora dei vantaggi destinati a durare nel tempo”. Più o meno le stesse parole di Guillaume Cartier, a capo di vendite e marketing di Nissan Europe, che ha aggiunto però anche una stima: “per le vetture medio grandi in maniera indicativa la quota del diesel scenderà di circa il 3% l’anno”. Non è poco ma neppure tanto. Come direbbe il proverbio: passata la festa, gabbato lu santo.

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