Usa. Si dice da tempo che il mercato nordamericano, in particolare quello degli Stati Uniti, avrebbe raggiunto un picco, e in effetti sembra che il mese di maggio potrebbe essere inferiore a quello del 2015, sia in termini assoluti che di tendenza annua.

La scorsa settimana, due autorevoli consulenti come J.D. Power e LMC Automotive hanno rivisto al ribasso le stime per l’anno in corso, rispettivamente di 100 e 200 mila unità. Il che comunque non impedirebbe al mercato di crescere per il settimo anno consecutivo.

Come sempre, il rallentamento della crescita economica e la volatilità dei mercati finanziari spiegherebbero tale previsione, senza contare che da giugno la Fed dovrebbe alzare i tassi e il denaro per le rate costare di più.

In ogni caso, non c’è da aspettarsi un crollo, dal momento che i margini sulle vendite dei light trucks assicurano sufficiente elasticità qualora la domanda dovesse mostrare segni evidenti di debolezza. In effetti, gli incentivi (oltre 3 mila dollari per unità venduta) nei primi quattro mesi sono aumentati del 14% rispetto allo scorso anno, con un impatto positivo (+3.4%) sui volumi totali, pari a circa 5.6 milioni di veicoli. Di questi, circa 2.4 milioni sono autovetture (-5%) e 3.2 milioni sono light-duty trucks (+10.6%), una categoria che comprende Suv, Crossover, Pick-up e Vans.

Semmai, ciò che deve preoccupare i costruttori, soprattutto le ‘Big 3’ ma non solo, è l’assoluta dipendenza dei risultati finanziari dal mercato nordamericano.

Nel 2015, a livello di profitto operativo, l’area NAFTA con 4.4 miliardi di euro pesava per FCA (inclusa Ferrari) l’85% del totale. Lo stesso dicasi per Ford, con 9.3 miliardi di dollari su 10.8, mentre per GM l’adjusted EBIT della regione nordamericana (GMNA), pari a 11 miliardi di dollari, era addirittura superiore a quello totale.

Alla luce dell’attuale situazione nel resto del mondo, dal rallentamento della Cina alla crisi in Russia e Sudamerica, lo spazio di manovra a disposizione per compensare un eventuale calo di volumi e margini in Nordamerica sarebbe pressoché nullo, nonostante un buon andamento dell’Europa, che nel primo trimestre 2016 ha fatto registrare per Ford il miglior risultato dal 2008, con un profitto prima delle tasse di 434 milioni di dollari, per FCA un adjusted EBIT di 96 milioni di euro, e per GM finalmente il breakeven.

 

Lascia un commento