Manley guida Fca, Tavares guida Psa. Il primo è inglese, il secondo è portoghese. “Primariamente stabiliamo che da questo giorno in poi vi saranno […] vere, fedeli, costanti, mutue e perpetue amicizie, unioni, alleanze”, recita il trattato anglo-portoghese del 1373. Una lunghissima relazione, che Manley&Tavares potrebbero aggiornare. Tanto più che l’accordo esistente fra Fca e Psa sui commerciali (nella foto un Fiat Ducato a Sevel) è l’unica cosa per Manley che in Italia oggi funziona davvero e fa soldi.

Manley&Tavares, lo ha buttato lì Bloomberg alla vigilia del Salone di Ginevra e i due, il giorno seguente, hanno fatto un po’ i furbetti del quartierino. Siamo bravi da soli ma porte aperte, ha risposto l’inglese. E stessa cosa mi ha detto il portoghese: “Visto che bilancio? Sappiamo autofinanziarci”, ma porta aperta.

La scena non è del tutto nuova. Tre anni fa, sempre alla vigilia di Ginevra, gli analisti di Intermonte buttarono lì venti pagine per spiegare una possibile fusione Fca-Psa. Suggerendo “il più giovane” Tavares alla guida del nuovo colosso, tanto Marchionne sarebbe uscito di scena nel 2018 (ma certo non nel modo per il quale è improvvisamente scomparso l’estate scorsa). L’idea in giro piacque, anche al mio amico Riccardo Ruggeri. Sappiamo come è andata a finire: Tavares pensò invece di acquistare Opel, né Marchionne aveva intenzione di cedere il volante a nessuno.

Oggi? Manley è stato appena nominato ceo, ma è anche vero che il 12 aprile l’assemblea degli azionisti Fca dovrà ratificare l’ingresso nel board da direttore esecutivo – a fianco a lui e al presidente John Elkann – di Richard Palmer, il capo della finanza, a suo tempo dato in corsa per succedere a Marchionne. Magari non significa niente e tutti vissero felici e contenti. Ma che deleghe avrà Palmer? O meglio: che deleghe Manley dovrà cedere?

Fca e Psa insieme significherebbe cose mica da ridere: grandi economie di scala, una rete per Peugeot in Nordamerica dove intende sbarcare presto, una Cina salvifica per entrambi dato che Fca lì zoppica e le due attuali joint venture di Psa perdono soldi con una enorme sovracapacità produttiva, divisioni degli oneri su elettrificazione e guida autonoma su cui i francesi sembrano essere avanti. E un tocco di geopolitica che non guasta: Trump non avrebbe cinesi in giro per Detroit (tanto non lo permetterebbe mai), Macron (azionista Psa) potrebbe mandare un altro bonjour al governo italiano gialloverde.

Nota a margine: in Cina a dirigere le operazioni della principale joint venture Psa Dongfeng è appena arrivato Massimo Roserba, uomo che Manley conosce bene avendolo avuto come direttore marketing Fca Cina fino a quattro anni fa.

Manley&Tavares, una non strana coppia s’avanza. Vedremo. Ma così fan tutti in Europa. Volkswagen si è alleata con Ford (e Ford Europe nei guai ci punta per evitare che a Dearborn possano un giorno essere tentati di imitare la Gm con un bye bye), addirittura Bmw e Mercedes escono a cena in pubblico e non più da amanti segreti, gli altri sono tutti già accasati con cinesi e giapponesi.

Manley&Tavares, “e ci assisteremo, appoggeremo e sosterremo mutuamente, per terra e per mare, contro tutti gli uomini che potranno vivere e morire”. Accadeva quasi 650 anni fa…

@fpatfpat

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