“Avanti Europa, alla riscossa”. E’ un messaggio militante, tosto e spigoloso, quello lanciato dalle élites francesi all’auto europea (ma non solo) nei giorni del Salone di Parigi. A sferrare la bordata è stato il patron di Stellantis Carlos Tavares che, dopo aver definito “dogmatica” la scelta di abbandonare i motori endotermici nel 2035, ha esplicitamente chiesto più protezione (dazi, cioè quanto di più anti-storico si possa immaginare?) per le produzioni made in Europe.

Una mossa evidentemente concordata con l’esecutivo transalpino visto che domenica 16 e poi martedì 18 sia il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, sia il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, hanno martellato sullo stesso concetto: Cina e Usa hanno legislazioni anti-CO2 più blande della nostra, dunque dobbiamo proteggere la nostra capacità produttiva perché senza la nostra industria è in gioco la sovranità europea.

Macron, in una lunghissima intervista esclusiva al sito del quotidiano economico Les Echos (diffusa  alle 21.30 di domenica 16, proprio mentre all’Eliseo ospitava a cena fra gli altri Tavares e il ceo del gruppo Renault Luca de Meo) ha offerto una pregiata lezione “dirigista” come noi italiani non sentiamo dagli anni Sessanta

Obiettivo numero uno: 1 milione di auto elettriche in Francia entro il 2027 e 2 milioni nel 2030. Obiettivo numero due (vera novità di politica economica continentale): rendere indipendente l’intera filiera dell’auto elettrica a partire dalle materie prime sviluppando la produzione di batterie, il riciclo, ma anche le miniere di litio che già si trovano in Francia (senza parlare di quelle di cobalto in Spagna e Serbia anche se le popolazioni locali sono sulle barricate). Obiettivo numero tre: alla faccia dei massicci investimenti tedeschi in Cina, dazi europei se utili a frenare la possibile invasione cinese ma anche quella di auto elettriche yankees o messicane.

In filigrana è evidente che Parigi intende intestarsi la guida del processo di reindustrializzazione dell’Europa che fino al Covid è stato guidato dalla locomotiva tedesca. L’idea chiave di Macron è quella di avere un ruolo nella definizione di filiere produttive più corte rispetto a quelle della “vecchia” globalizzazione.

Non a caso e con sottile perfidia il presidente francese nell’intervista fa riferimento al “cambiamento di modello della Germania di cui non bisogna sottovalutare i fattori di destabilizzazione”. Del resto non è proprio la Germania ad aver sbagliato tutto sul gas russo? E non è che anche l’apertura di una ventina di stabilimenti di produzione delle case d’auto germaniche in Cina possa presto rivelarsi un gigantesco abbaglio? In gioco sembra esserci l’egemonia stessa sull’auto europea. Se Stellantis e Renault avranno il fisico e le idee per strapparla a Wolfsburg.

@diodatopirone

Commenti

    […] Di ritorno dal Salone di Parigi mi rimbombano le parole piuttosto preoccupate di manager occidentali on (e off) sull’arrivo in Europa delle auto cinesi di Xi Jinping. Una nuova generazione di elettriche a prezzi più bassi, avendo in casa quel che serve soprattutto per le batterie, oggi l’80% dei costi di un veicolo a zero emissioni secondo il ceo del gruppo Renault de Meo, comunque cauto. Al contrario del ceo di Stellantis Tavares, che al Mondial ha chiesto addirittura protezionismo e dazi anti-cinesi, coprendosi dietro una intervista del presidente francese Macron a Les Echos della sera precedente. […]

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