“Happy dance”, in America Gm e Toyota sono sempre i primi ballerini. Avevo appena scritto di come è tornato facile per i costruttori fare soldi che le danze di fine anno impazzano. Gm si è ripresa nel 2022 lo scettro di primo costruttore d’America dalla Toyota, che l’anno precedente l’aveva scavalcata (il gruppo di Detroit non era mai sceso dal podio dagli anni ’30) facendo inneggiare il suo ceo Akio Toyoda a una “happy dance”.

I dati dicono che è Gm a ballare felice per il 2022: 2,274 milioni di veicoli venduti negli Stati Uniti (+2,5%), 2,108 per Toyota (-9,6%). Per i curiosi, seguono ben distanziati Ford, Stellantis e Honda. Per quelli ancora più curiosi, la guida sicura in Gm di Mary Barra, unica donna ceo ai massimi livelli automotive da dieci anni, paga.

Ma se in America questo di Gm e Toyota è stato solo un giro di valzer, per tutti i costruttori è stato un anno di rock’ n’roll per quanto riguarda i profitti. Qui l’anno scorso sono stati venduti 13,8 milioni di veicoli. Pochi rispetto alla media di circa 18 milioni pre-Covid. Eppure, nessuno piange e tutti ondeggiano e rotolano: la pandemia e l’effetto domino con la scarsità di microchip ha aiutato i costruttori a cancellare la sovraproduzione, ad alzare i prezzi e a ingrassare i margini.

Risultato? I dati del Consumer Price Index di novembre dicono che il prezzo medio di un veicolo in America è aumentato di circa il 20% rispetto allo stesso periodo del 2019, mediamente venduto a 49.000 dollari (fonte Kelley Blue Book). Soprattutto, nel terzo trimestre (il quarto sarà oggetto di comunicazione entro la fine di gennaio), secondo lo U.S. Bureau of Economic Analysis, i costruttori americani hanno fatto profitti per 32 miliardi di dollari, i più alti dal secondo trimestre del 2016.

America first, non trumpiana ma quella di Biden che sta immettendo sul mercato 1.200 miliardi di dollari, di cui 369 nell’Inflation Reduction Act per la transizione energetica e fonti rinnovabili in dieci anni. Significano fra le tante cose credito d’imposta e incentivi per famiglie e imprese, favorendo però il made in Usa. Così l’Europa dell’auto chiede a Washington di aggiungere uno strapuntino a tavola e a Bruxelles aiuti pubblici. Paso doble. Ma è oltreoceano la vera “happy dance”, a suo modo aveva visto lungo Akio Toyoda.

@fpatfpat

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