Auto 2035, la Germania voleva accanto all’auto elettrica gli efuel e li ha avuti. L’Italia voleva i biofuel e non li ha avuti. Rapporti di forza, è andata come previsto da tutti tranne che dal governo italiano. E il peggio per Meloni e compagnia deve ancora venire (salvo rischieramenti last minute): dopo quanto ottenuto, la Germania voterà adesso a favore dello stop europeo dal 2035 alla produzione dei motori endotermici (esclusi quelli in grado di andare a carburanti sintetici come dovrebbe essere per certe Porsche, Ferrari, Lamborghini e chissà se altre). All’Italia resta il cerino in mano, contraria allo stop insieme alla sola Polonia con l’ininfluente astensione della Bulgaria.
In politica si chiama dilettantismo. Lezione di tedesco per principianti.
Possibile che Meloni non abbia avuto il tempo di studiare la storia in sezione a Colle Oppio e quando era all’opposizione? La Germania dell’auto è stata la Germania del democristiano Kohl che negli anni 80 si è portata Volkswagen in Cina per aprire con Saic la prima joint venture sino-europea. E’ stata la Germania della democristiana Merkel a guidare una intensa Ostpolitik verso la Russia e più strette relazioni con la Cina in nome di export e joint venture (strategie entrambe oggi geopoliticamente in crisi). E’ stata la Germania del socialdemocratico Schroeder a pesare come non mai nelle decisioni europee, al punto di essere chiamato il “cancelliere dell’auto”. Con il Land della Bassa Sassonia, azionista del gruppo Volkswagen, da sempre un feudo Spd.
Possibile che Meloni con la sua destra variegata al governo ritenga l’Europa a guida tedesca senza memoria, dopo averla accusata negli anni di qualsiasi nefandezza fino a definirla “banda di usurai”? L’unica sua mossa politicamente sensata è stata porsi sotto l’ombrello americano, nonostante anche qui la destra italiana abbia fatto dell’antiamericanismo cultura politica dal dopoguerra in poi.
Ma si sa, gli americani sono gente pratica e prendono qualsiasi compagno di strada se in quel momento serve loro. Eppoi dell’auto con i motori che picchiano in testa a Bruxelles, agli Usa importa poco e nulla (Gm ha pure lasciato il mercato europeo): hanno messo una montagna di miliardi sulla sostenibilità a casa loro, se vogliamo beneficiarne pure noi andiamo a produrre lì, come già si sta adeguando il gruppo Volkswagen ipotizzando nuove fabbriche oltreoceano.
Possibile che Meloni non conosca infine la Realpolitik, secondo cui l’unica regola è che le regole sono fatte per essere infrante da chi ha più potere? Eppure Machiavelli è italianissimo e la lezione tedesca non è la sola di questi tempi incerti, basta guardare oltre l’auto.
Fallisce la Silicon Valley Bank? La Federal Reserve cancella in un giorno il limite sacro (legge Dodd Frank del 2010 voluta da Obama) di 250mila dollari da rimborsare ai risparmiatori, pur di frenare il panico in Borsa. Fallisce Credit Suisse? L’autorità svizzera salva in poche ore gli azionisti ma cancella 16 miliardi di obbligazioni, mai successo pur di raffreddare altro panico. Deutsche Bank ondeggia e con essa il sistema bancario della Bce? Deutsche Bank non è una banca, è la Germania. Come Volkswagen nell’auto. Questione di desinenze, altra lezione di tedesco da imparare a memoria.
[…] Nell’articolo si riportano i dati di vendite di auto elettriche in Italia (Tesla di Musk comprese), per le quali nel primo semestre siamo in coda in Europa. Peggio di noi solo” Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia (oltre alla Croazia), tre paesi con governi sovranisti e fortemente interessati a difendere la produzione locale di auto con motori a combustione”. L’autore, che scrive anche su riviste internazionali e certo non è di destra destra come il nostro governo (copyright New York Times), sostiene che insomma la nostra posizione di coda nell’acquisto di auto a zero emissioni dipende anche dallo scetticismo di Salvini e compagni sul tema, come da recente battaglia contro a Bruxelles. […]