Diesel o ibrido, i primi dicono Volkswagen e più o meno il resto del mondo, i secondi dicono Toyota e quasi basta. Diesel o ibrido, se faccio (per lavoro) come Nanni Moretti – giro, vedo gente, mi muovo, e dai che sono passati esattamente 40 anni da “Ecce bombo” –  sento tifare di qua o di là e a volte ricevo pure un sorrisetto: tu ambientalista sospetto, i tuoi operai come faranno in una industria senza motori a gasolio, da che parte stai. E taccio sulle reazioni se per caso mi avventuro sull’elettrico, dove è tutto zero a zero come direbbe un caro amico di questo blog quando parla dei suoi affari (personale traduzione dell’American win-win).

Diesel o ibrido, non funziona più così. Volkswagen parla di “rinascimento” del diesel ma investe forte sull’elettrico, una scelta ormai senza ritorno per il gruppo tedesco. Come per quel resto del mondo automobilistico cresciuto nel Novecento sull’invenzione di Rudolph e ora in fila sulle strade che portano tutte all’elettrificazione. Perfino Marchionne si sta mettendo in coda.

Toyota dice addio al diesel, ma non è una gran rinuncia in Europa, piuttosto ha creduto in largo anticipo nell’ibrido, futuro diventato presente, e dunque ora deve solo tirare dritto.

Ma tifare per l’una o l’altra soluzione, non serve. Il problema è piuttosto come progettare una sostenibilità che non c’è. Fatta di scelte coerenti e irreversibili. E sempre che sia questa la scelta: basta stare dalla parte di Trump e allora viva il carbone e la promozione a capo dell’agenzia federale per l’ambiente di un anti-ambientalista o le negazione sic et simpliciter del riscaldamento globale e dei suoi effetti.

“Va be’, continuiamo così, facciamoci del male!” rispondeva Nanni Moretti in “Bianca”. Ma non è così per l’intera industria dell’auto. Che sta cambiando, chi più chi meno, chi in anticipo chi in ritardo, perché la politica sta decidendo di cambiare, con l’attuale eccezione statunitense a confermare la regola.

Il diesel è una linea Maginot. Destinata a essere aggirata dalla normative sulle emissioni che renderanno troppo costoso produrre un motore a gasolio in linea con i limiti. Tempo, pochi anni. Lo scandalo dieselgate della Volkswagen resta una lezione per tutti: con le scorciatoie si perde.

Pensate al numero 7. Su circa 7 miliardi di abitanti, poco più di 700 milioni vivono in Europa dove si vende il 70% dei motori diesel di tutto il mondo. Qualcosa non funziona.

Non tifare ma scegliere, anche se non siamo ciò che guidiamo (e non lo saremo più con la guida autonoma).

Però se il tifo funzionasse come accade in Formula E con il Fanboost – con il quale i tifosi via web possono dare una spinta elettrica alla monoposto preferita che in gara può significare anche un sorpasso o addirittura una vittoria, provare per credere – spingerei per soluzioni radicali. A fronte di un cambiamento climatico radicale. Non facciamoci (ancora) del male.

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