Nel fine settimana mi è apparsa su LinkedIn una frase di Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat: “Soprattutto bisogna guardare al futuro, antivedere l’avvenire delle nuove invenzioni, non avere paura del nuovo, cancellare dal proprio vocabolario la parola ‘impossibile’. Perché nella tecnica, nell’industria, non progredire significa retrocedere”.
Bella citazione, niente da dire, ma probabilmente non mi avrebbe colpito se contestualmente non avessi letto quanto scritto dal presidente di Fiat Chrysler Automobiles e pronipote del senatore Agnelli, John Elkann, a proposito del futuro dell’automobile, nell’ultima lettera agli azionisti Exor: “Alcuni dei concorrenti di FCA sono convinti che non abbia senso impegnarsi a ‘insistere con il passato’, ma che si debba invece abbracciare il cambiamento dirompente con nuove tecnologie e modelli di business che riguardano il ‘settore della mobilità’, un mercato due volte più grande di quello relativo alla sola vendita di nuovi veicoli…Per FCA, guardando alla possibilità di fare qualcosa con ‘Quelli Grossi’, le nostre analisi interne indicano che ci si potrebbe ottenere un risparmio vicino ai $10 miliardi all’anno. Se si proietta questo valore negli anni, inizia a diventare molto interessante. Ma bisogna essere in due per ballare il tango e la maggior parte dei nostri concorrenti sono impegnati con le grandi opportunità che la tecnologia ‘dirompente’ ha da offrire”.
In sostanza, quindi, Elkann sostiene che sia sbagliato investire nelle vetture elettriche o che si guidano da sole, e che invece si debba puntare sul consolidamento, cercando di lavorare insieme ai nuovi protagonisti del settore piuttosto che in competizione con loro.
Peccato che l’ennesimo appello ai “Big Guys”, vale a dire Volkswagen, Ford e Toyota, sia caduto nel vuoto. Come GM in passato, Ford ha fatto sapere in una nota di non essere interessata, mentre Volkswagen e Toyota non si sono neanche degnate di rispondere. Non per arroganza, s’intende, ma semplicemente perché non hanno mai considerato FCA un serio concorrente, e tantomeno un potenziale partner.
Alle parole di Elkann hanno subito fatto seguito quelle di Marchionne, il quale, per non essere da meno, a margine dell’assemblea annuale tenutasi ad Amsterdam, a proposito degli oltre 300mila ordini raccolti dalla Tesla Model 3, ha dichiarato: “I am not surprised by the high number of reservations but you have then to build and deliver them and also be profitable. If Elon Musk can show me that the car will be profitable at $35,000 retail price, I will copy the formula, add the Italian design flair and get it to the market within 12 months.”
Giuro, ha detto proprio così. Come se la Model 3 fosse una Tipo.
Non è tuttavia mia intenzione tornare sulle strategie di FCA, né vorrei urtare la sensibilità di coloro i quali, inclusi alcuni autori che scrivono su questo blog, ancora ci credono.
Sempre nella lettera agli azionisti Exor, Elkann cita il poeta Rumi: “Ieri ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Oggi sono saggio, e quindi cambio me stesso”. A me invece vengono in mente le parole del poeta Fedro nella versione latina della famosa favola di Esopo che tutti conoscono: “Nondum matura est, nolo acerbam sumere”.
Come se Elkann Jr fosse in grado di formulare pensieri propri… lo sanno anche i sassi che è un burattino del filosofo maglionato.
Non ha fatto altro che ripetere pedissequamente quello che Marchionne a sua volta recita come un mantra… Un mantra che ha sinceramente rotto le scatole.
Chissà quanti “NO” dovrà ancora incassare a causa delle sue proposte (indecenti) di matrimonio per realizzare finalmente che quello dell’automobilismo non è un mondo che fa per lui.